Sì ai partenariati con l’Africa, ma ora la «pulizia burocratica» è un’urgenza

13.08.2024

di Nino Sergi pubblicato sul Il Riformista il 13 agosto 2024 QUI 

Compie dieci anni la legge 11 agosto 2014 n. 125 “Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo”. Di fronte a un mondo cambiato e in continuo mutamento occorreva ripensare l’impianto normativo fissato nel 1987, ventisette anni prima, con la legge 49.
La riforma legislativa ha fatto tesoro di anni di serio confronto tra gruppi parlamentari, istituzioni, organizzazioni della società civile (osc) con proposte di legge presentate dai partiti e dal governo, fino alla spinta finale nella 16ª e 17ª legislatura. Con relatori di centrodestra e centrosinistra (Mantica, Tonini, Quartapelle) la nuova normativa ha avuto un ampio consenso politico, con 201 voti favorevoli e nessuno contrario al Senato e 251 favorevoli e due contrari alla Camera. La visione politica e le innovazioni introdotte sono state e rimangono attuali e importanti per l’Italia e la qualità delle sue relazioni internazionali. La legge supera definitivamente il concetto “donatore–beneficiario” a favore di “paese partner” (espresso per ben 22 volte) e trasmette il messaggio che la cooperazione internazionale e il consolidamento dei rapporti di partenariato – insieme al comune sforzo per il contrasto alle crescenti e intollerabili disuguaglianze -sono per il nostro paese la strada maestra per perseguire quello sviluppo umano, equo e sostenibile, a reciproco interesse e beneficio, che può contribuire alla pacifica convivenza e al comune progresso. Una cooperazione internazionale che riguarda e coinvolge tutti in un mondo complesso e interconnesso, con gravi problemi di crescita e di sostenibilità: lo Stato nelle sue relazioni bilaterali, comunitarie e multilaterali, la società nel suo complesso, le istituzioni pubbliche nazionali e territoriali, i soggetti privati non profit e profit, il mondo produttivo, le osc, la scienza, l’accademia, le diaspore. Nei dieci anni di attuazione della riforma – come è inevitabile che sia – alcune criticità sono emerse, in particolare nell’Aics (l’Agenzia attuativa della cooperazione allo sviluppo). Non essendo state prontamente affrontate, hanno contribuito a una percezione di inadeguatezza e continuo affanno, di cooperazione ingabbiata, in cui la procedura prevale sugli obiettivi della legge, sulla risposta ai bisogni, sulle esigenze dei contesti sociali e dei partenariati  tesi all’attuazione dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Tali criticità derivano non tanto dalla L.125/2014 ma soprattutto dalle regole, procedure amministrative e interpretazioni normative create per la sua attuazione. Esse richiedono ora di essere identificate e di essere accettate, senza vani arroccamenti, per essere superate. Prestando maggiore attenzione alle esigenze espresse dai soggetti direttamente impegnati nelle iniziative di cooperazione (in particolare osc, enti regionali e territoriali, università, imprese, istituti formativi, organizzazioni delle diaspore) e dai loro partner nei paesi di intervento.
Approfondendo l’analisi per combattere l’istinto formalistico e superficiale del “non si può fare”, semplificando, adeguando regolamenti e procedure alla grandezza, al valore e alle vere finalità della cooperazione allo sviluppo, che non devono essere soffocate e tradite da eccessive, esasperanti oltre che superflue e inutili disposizioni e lungaggini burocratiche. Come d’altronde altri paesi europei e la stessa Commissione europea hanno saputo fare, garantendo al tempo stesso trasparenza, controllo e valutazione.
Questa “pulizia burocratica” è ora resa urgente anche dalle novità introdotte dal Piano Mattei con i partenariati da moltiplicare e rafforzare con istituzioni e realtà economiche, sociali e culturali del continente africano, dalle quali è pretenzioso esigere (come in effetti è) l’accettazione dei nostri pesanti e smisurati procedimenti burocratici. Avendo potuto seguire il lungo processo di discussione ed elaborazione della L. 125/2014, posso testimoniare che le rilevanti innovazioni introdotte (pur vincolate da limiti di spesa e di personale) sono state tutte pensate, nel dibattito parlamentare, con l’obiettivo di semplificare e accelerare rispetto alle previsioni della normativa presedente. Anche per questo è nata la specifica Agenzia. Carenze di direzione e di personale non l’hanno permesso nel modo auspicato dal Parlamento. Ora il “combinato disposto” tra il decimo anniversario della legge di riforma e l’avvio (quanto prima e in modo diffuso) dei partenariati con l’Africa previsti dal Piano Mattei, anche inseriti in contesti di cooperazione europei e internazionali, dovrebbe portare a una nuova assunzione di responsabilità per la piena attuazione della L. 11 agosto 2014 n. 125, partendo da due parole chiave: semplificazione e accelerazione.

L’articolo è stato pubblicato su Il Riformista QUI

Foto: Riformista, edizione cartacea, 13 agosto 2024