Una soluzione per il debito, di Padre Giulio Albanese

Cancellare il debito dei Paesi poveri o convertirlo in un’occasione di sviluppo. È quanto propone Link 2007. Ecco come.

13.09.2024

Nell’attuale congiuntura economica internazionale, a pagare il prezzo più alto sono i Paesi poveri, africani in primis. Stiamo parlando di quelle periferie del mondo dove la fame e le sofferenze sociali potrebbero raggiungere nei prossimi mesi ampiezza e livelli impensabili. E evidente che occorre affermare un salto di qualità nella gestione della res publica dei popoli, nella consapevolezza che esistono mali strutturali causati da una molteplicità di fattori: dalla parcellizzazione degli interessi su scala globale alle azioni predatorie perpetrate secondo le tradizionali dinamiche protese alla massimizzazione dei profitti; dalle attività speculative sulle piazze finanziarie alla annosa questione del debito che pesa sempre più come una spada di Damocle sul destino di molti Paesi.
A questo proposito, è importante tenere presente che il debito è stato finanziarizzato, con il risultato che il pagamento degli interessi è stato inscindibilmente legato alle attività speculative sui mercati internazionali. Questo comporta costi di servizio del debito e rischi di rifinanziamento più elevati, con il risultato che, ad esempio, la cifra assoluta del debito africano ha raggiunto i 1.140 miliardi di dollari. Un valore assoluto inferiore a quello delle economie avanzate, ma molto elevato se raffrontato al valore complessivo del Pil africano che è di circa 3 trilioni di dollari (quel-lo dell’Unione europea è di 16 trilioni e mezzo). E evidente che, di fronte a questo scenario, occorre mantenere l’attenzione internazionale sulla necessità di trovare una soluzione al problema del debito. In altre parole, il Piano Mattei, o qualsivoglia Piano Marshall per l’Africa o per il Sud del mondo in generale, non possono prescindere da questi ragionamenti. Si rivela molto interessante la proposta formulata dalla rete Link 2007, che associa alcune tra le più importanti organizzazioni della società civile italiana dedite alla cooperazione internazionale per lo sviluppo. Con l’aiuto di esperti, hanno predisposto un documento che illustra la fattibilità di un’iniziativa indispensabile in questo tempo di crisi, soprattutto per i Paesi svantaggiati. Oltre agli sforzi congiunti della comunità internazionale per porre fine alla crisi sanitaria innescata prima dal coronavirus e poi dalla crisi russo-ucraina, per riavviare la crescita dell’economia globale, la rete Link 2007 ritiene che sia necessaria un’azione congiunta da parte dei governi dei Paesi industrializzati, volta al più ampio condono del debito dei Paesi più poveri e più colpiti o alla sua conversione in valuta locale, operazione che potrebbe consentire la realizzazione di progetti sia di resilienza che di sviluppo umano e sostenibile in settori chiave e su precisi obiettivi (anche di fronte a un eventuale rallentamento dell’aiuto pubblico allo sviluppo dei Paesi industrializzati, coinvolgendo sia il settore pubblico che quello privato). Se la proposta fosse accolta, potrebbe generare un circolo virtuoso: pagando il debito nelle monete locali, quei soldi dovrebbero necessariamente essere spesi all’interno dei Paesi poveri sottoforma d’investimenti. La posta in gioco è alta se si considera il perimetro della Casa comune, ben descritto da papa Francesco. È in questo contesto che si colloca, infatti, il suo pensiero profetico, laddove ad esempio egli afferma che «l’economia e la finanza sono dimensioni dell’attività umana e possono essere occasioni di incontri, di dialoghi, di cooperazioni, di diritti riconosciuti e di servizi resi, di dignità affermata nel lavoro. Ma per questo è necessario porre sempre al centro l’uomo con la sua dignità, contrastando le dinamiche che tendono ad omologare tutto e pongono al vertice il denaro».

Di Giulio Albanese