Release G20, convertire il debito e rilanciare la cooperazione internazionale 

31.10.2024

«Con l’avvicinarsi della presidenza brasiliana del G20, si fa strada una proposta destinata a cambiare il paradigma della gestione del debito nei Paesi in via di sviluppo: l’iniziativa “Release G20″», scrive Roberto Ridolfi, presidente Link 2007. «Questo meccanismo flessibile per la conversione del debito offre un’opportunità per promuovere lo sviluppo sostenibile e rafforzare la cooperazione internazionale in un contesto globale sempre più fragile»

Negli ultimi anni, il debito sovrano di molti Paesi, in particolare quelli più vulnerabili, è cresciuto a livelli insostenibili. La pandemia di Covid19 ha aggravato ulteriormente queste difficoltà, causando crisi economiche e lasciando milioni di persone in situazioni precarie. Inoltre, il cambiamento climatico crea ogni anno più esigenze di adattamento e di resilienza.

Release G20 è una proposta che LINK 2007, un network che raggruppa 15 tra le più importanti e storiche Organizzazioni Non Governative italiane,  aveva presentato durante il G20 sotto la presidenza italiana nel 2021 e discusso anche in occasione del G7. Oggi risulta più attuale che mai, considerando le numerose crisi – economica, politica e climatica – che mettono a dura prova la vita di miliardi di persone nel mondo. La presidenza brasiliana del G20 rappresenta un’opportunità per dare concretezza a questa iniziativa. Release G20 è meccanismo flessibile per la conversione del debito offre un’opportunità per promuovere lo sviluppo sostenibile e rafforzare la cooperazione internazionale in un contesto globale sempre più fragile. Ricordiamo che i recenti vertici G7 e le recenti ministeriali nulla hanno detto sul macigno del debito pubblico.

Un punto critico sul tema è stato sollevato anche da Padre Giulio Albanese, comboniano e direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali del Vicariato di Roma, durante un incontro dedicato ai missionari nel Sud del mondo, evidenziando che “la cooperazione allo sviluppo serve poco o nulla” senza un impegno per affrontare i “meccanismi sistemici” che generano miseria in Africa, a partire dal debito pubblico, che ha raggiunto un valore di 1.200 miliardi di dollari. La sua analisi evidenzia come i paesi africani abbiano sostituito un debito multilaterale a basso costo con uno verso entità private, molto più oneroso. Questo passaggio ha portato a una finanziarizzazione del debito, contribuendo alla crisi delle infrastrutture e dei servizi essenziali, come l’istruzione, in molti paesi africani.

Come dovrebbe funzionare il meccanismo

Ma come funzionerebbe esattamente il meccanismo? In sintesi, l’idea centrale prevede la conversione totale o parziale del debito sovrano in un fondo di contropartita in valuta locale, chiamato Sdg Fund o Fondo Oss. Questo fondo sarà destinato a finanziare progetti che si allineano con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Oss). L’obiettivo è affrontare le fragilità strutturali dei paesi beneficiari e stimolare investimenti sostenibili a lungo termine, contribuendo così a una crescita economica resiliente e inclusiva riducendo le diseguaglianze e creando posti di lavoro decenti e sostenibili.

L’obiettivo è affrontare le fragilità strutturali dei Paesi beneficiari e stimolare investimenti sostenibili a lungo termine, contribuendo così a una crescita economica resiliente e inclusiva riducendo le diseguaglianze e creando posti di lavoro decenti e sostenibili. L’iniziativa mira a raggiungere diversi obiettivi strategici: stimolare la crescita economica, investimenti mirati possono generare posti di lavoro e garantire servizi essenziali, contribuendo a una ripresa robusta; promuovere la resilienza, ridurre la dipendenza dai debiti permette ai paesi di affrontare meglio le crisi future, rafforzando le loro capacità economiche e istituzionali e favorire la sostenibilità ambientale, allineare gli investimenti agli obiettivi di sviluppo sostenibile significa anche impegnarsi in pratiche di sviluppo che rispettino l’ambiente e promuovano la giustizia sociale.

Il Fondo Oss sarà gestito a livello nazionale, con supervisione dei ministeri delle finanze e coinvolgimento della società civile. È essenziale implementare un meccanismo di monitoraggio per garantire trasparenza e responsabilità nell’utilizzo dei fondi, assicurando che gli investimenti siano efficaci e sostenibili. Release G20 propone un nuovo paradigma nella cooperazione internazionale, creando un modello di ristrutturazione del debito che sia equo e sostenibile. La proposta di cancellazione totale o parziale del debito per i Paesi più fragili rappresenta un passo fondamentale verso la giustizia economica. Ovviamente anche i paesi creditori vedrebbero privilegiati i loro sistemi economici per gli investimenti in un contesto di trasparenza e aperta competizione internazionale.

La sfida del debito in Africa

Alcuni dati cruciali mostrano la gravità della situazione: il debito nominale pubblico in Africa subsahariana è triplicato dal 2010, raggiungendo circa 1.14 trilioni di dollari alla fine del 2022. La crisi attuale ha portato a un aumento del deficit fiscale, che ha raggiunto il 5.2% del PIL nel 2022. In questo contesto, il numero di Paesi a rischio elevato di crisi del debito estero è aumentato a 22, rispetto ai 20 del 2020. Come sottolineato anche da Padre Albanese è fondamentale affrontare questi “meccanismi sistemici” per garantire una cooperazione efficace e sostenibile. La riduzione del debito deve andare di pari passo con impegni concreti per la sostenibilità e il rispetto dei diritti umani, escludendo paesi che violano tali principi. In un contesto di crescente incertezza economica e sociale, l’iniziativa Release G20 offre una concreta opportunità per trasformare la gestione del debito nei paesi in via di sviluppo. Questo meccanismo non solo promuove una ristrutturazione del debito, ma favorisce anche un rilancio della cooperazione internazionale, puntando a uno sviluppo sostenibile. La comunità internazionale ha l’occasione di rispondere a una delle sfide più urgenti del nostro tempo, investendo in un futuro sostenibile per tutti.

L’articolo è stato pubblicato su VITA NON PROFIT QUI