Piano Mattei: non solo Italia. Per l’Africa serve “un grande sforzo internazionale”

28.02.2024

Intervista con Stefano Gatti, direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo

di Gabriele Carchella pubblicato su

Anche se i suoi contorni sono in gran parte da definire, secondo diversi osservatori l’annuncio del Piano Mattei un effetto l’ha già prodotto: si torna a parlare di Africa con un approccio che, nelle intenzioni del Governo, dovrebbe aprire la strada a partenariati alla pari e a progetti condivisi con i Paesi beneficiari. Certo, non sono mancate le critiche del mondo non governativo per il mancato invito al summit Italia-Africa di fine gennaio. C’è però chi, come Roberto Ridolfi, presidente di LINK 2007, resta fiducioso sui possibili sviluppi: “Ci sono buone ragioni per credere che la presenza della società civile per la messa in opera dei programmi esito del summit Italia-Africa sarà importante, come lo è nel presente della cooperazione italiana”. Sullo stesso tema, l’Associazione delle Ong Italiane ha espresso l’augurio “che il Piano Mattei sia aperto a tutti gli attori in campo, incluse le organizzazioni della società civile in Africa e in Italia, tra cui le diaspore”.

L’altro importante nodo è quello delle risorse, che al momento ammontano a 5,5 miliardi di euro tra crediti e operazioni a dono. Una somma insufficiente per gli obiettivi che il Governo si propone di raggiungere. “Bisogna rendersi conto che le necessità di un grande continente come quello africano, il più giovane e ricco di ritorse al mondo, con grandi prospettive di crescita ma anche grandi problematicità, non può essere risolto solo dall’Italia e dalle risorse italiane. Nessuno se lo aspetta”, spiega Stefano Gatti, direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri, intervenuto al recente al Summit Nazionale delle Diaspore di Roma. In quell’occasione, le comunità di origine straniera hanno chiesto di essere coinvolte al fianco delle organizzazioni della società civile italiane e internazionali già accreditate. Una richiesta accolta positivamente dal rappresentante della Farnesina: “Le diaspore sono parte della società civile, ma anche del sistema Italia”, ha assicurato Gatti.

Nella cabina di regia del Piano Mattei ci sarà spazio anche per la società civile, incluse le diaspore?

La cabina di regia del Piano Mattei è gestita da Palazzo Chigi. Ovviamente vi siedono il ministro degli Esteri Tajani, il vice ministro Cirielli e il direttore dell’Agenzia della Cooperazione allo Sviluppo, Rusconi. Quindi siamo tutti a supporto e penso che sia importante notare che il Piano Mattei avrà una colonna importante di cooperazione con fondi della cooperazione internazionale non solo italiani. Inoltre, per coinvolgere la società civile abbiamo addirittura un Consiglio Nazionale per la Cooperazione allo Sviluppo. Quindi abbiamo già gli strumenti e le capacità per farlo. Va bene discutere le questioni di rappresentanza, ma come direttore generale della cooperazione dico: parliamo di progetti. È stato appena lanciato un bando da 180 milioni di euro per l’Africa. L’invito alle organizzazioni della società civile è: presentate i progetti per il bando perché i finanziamenti ci sono così come la volontà di lavorare insieme.

Gli obiettivi sono ambiziosi, ma le risorse ancora scarse.

Il Piano è qualcosa che nella visione del Governo va al di là della semplice cooperazione del ministero degli Esteri. Stiamo parlando di uno sforzo di tutto il sistema Italia, che coinvolgerà sia il pubblico che il privato per promuovere partenariati e investimenti. Ovviamente c’è il tema degli aiuti, dei crediti, dei doni e dei prestiti, ma c’è soprattutto la necessità di portare il sistema privato italiano e internazionale in Africa e la necessità, come dicono gli stessi partner africani, di generare in Africa le risorse per lo sviluppo. Altrimenti il continente continuerà sempre a dipendere dal resto del mondo.

Come reperire i fondi che mancano?

In Italia c’è già una pluralità di risorse per poter agire per lo sviluppo dell’Africa. Ci sono i fondi che la legge mette a disposizione della cooperazione del ministero degli Esteri. Abbiamo poi le risorse di Cassa Depositi e Prestiti, il Fondo Rotativo per Cooperazione allo Sviluppo e il nuovo importantissimo Fondo per il Clima: 4,2 miliardi di euro in 4 anni. Quest’anno abbiamo anche la presidenza del G7. L’idea è che il Piano Mattei per l’Africa sia una componente di un grande sforzo internazionale, di un Piano Marshall mondiale per l’Africa con il concorso delle altre risorse. Per questo stiamo già parlando con la Banca Mondiale, con la Commissione europea e con gli altri grandi donatori, dagli Usa alla Germania agli Emirati Arabi Uniti, per individuare progetti che cofinanziamo, che realizziamo insieme con i partner africani in Africa. LItalia si è messa alla guida di un grande sforzo internazionale e gli altri partner stanno rispondendo positivamente. Lavoriamo insieme per progetti congiunti e cofinanziati.

Gabriele Carchella