Africa, se il debito diventa strumento di sviluppo
28.05.2024
In vista del G7 a presidenza italiana, la rete non governativa LINK 2007 ha lanciato ‘Release G7’, una proposta di conversione flessibile del debito dei Paesi africani. Ne abbiamo parlato con Roberto Ridolfi, presidente del network di Ong.
Il problema del debito è vecchio quanto gli Stati, ma in periodi di crisi riemerge inevitabilmente con maggiore forza. Varie, nella storia recente, sono state le proposte per alleviare o cancellare del tutto il debito dei Paesi più poveri. Avanzate dal mondo non governativo, ma anche da quello cattolico e dalle dalle stesse istituzioni internazionali. Sulla questione, che coinvolge soprattutto l’Africa, LINK 2007, rete che riunisce 15 tra le più importanti organizzazioni non governative italiane, sta conducendo da alcuni anni una campagna che intende rovesciare la prospettiva, trasformando il debito in un’opportunità di sviluppo grazie alla sua conversione. Ne abbiamo parlato con Roberto Ridolfi, presidente di LINK 2007.
Qual è l’idea alla base della vostra proposta ‘Release G7’?
Abbiamo deciso di promuovere una svolta nei consolidati meccanismi della finanza internazionale in occasione del G7 a presidenza italiana, riaccendendo i riflettori sulla conversione del debito dei Paesi più poveri. Un’idea già presentata al G20 a guida italiana del 2021 e oggi ancor più valida di fronte alle tante crisi – economica, politica, climatica -, che scuotono la vita di miliardi di persone in tutto il mondo. Abbiamo chiamato quest’iniziativa ‘Release G7’, perché crediamo che proprio la presidenza italiana del vertice dei sette grandi possa offrire l’opportunità di renderla finalmente concreta e operativa. Il suo impatto sarebbe di indubbio valore economico e sociale: basti pensare che 64 Paesi del mondo, di cui 34 nell’Africa subsahariana, spendono più per il pagamento del debito pubblico che per la sanità.
Come funzionerebbe in concreto?
Spiegato in modo sintetico, l’iniziativa prevede una conversione flessibile, totale o parziale, del debito dei Paesi africani a basso reddito e di quelli che, a causa della crisi economica e sociale, rischiano il default. Le istituzioni finanziarie, nazionali e internazionali, sono chiamate a non limitarsi alla mera sospensione deldebito, ma a realizzare una sua conversione e una cancellazione parziale o totale, in cambio della creazione, da parte del Paese debitore, di un fondo di contropartita in valuta locale finalizzato allo sviluppo sostenibile: un vero e proprio Sdg Fund, creato cioè con l’obiettivo di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030. Questa è una proposta e deve essere adattata alle esigenze dei singoli paesi. In tal senso, LINK 2007 è disponibile ad offrire le sue analisi e la sua esperienza.
I Paesi del G7 rappresentano però solo una parte dell’economia mondiale.
Un’operazione di questa portata, naturalmente, non può limitarsi ai Paesi del G7, ma deve estendersi al G20, ai BRICS e ai Paesi del Golfo. Sarebbe inoltre pienamente coerente con le finalità del Piano Mattei, presentato dal Governo italiano ai leader africani a fine gennaio. La conversione del debito favorirebbe infatti gli investimenti, specialmente nei Paesi in via di sviluppo e con alto potenziale demografico, stimolando una sana crescita economica in grado di creare posti di lavoro dignitosi e sostenibili per i giovani. A meno di sette anni dal termine fissato per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, grazie a questo strumento i Paesi del G7 hanno l’opportunità di dare un impulso decisivo, credibile e concreto all’avanzamento dell’Agenda 2030, nel pieno rispetto degli Accordi di Parigi sul clima. Per coglierla è indispensabile lavorare sin da ora per trasformare la proposta “Release G7” in un progetto operativo, coinvolgendo i Paesi beneficiari e definendo insieme a loro priorità chiare e condivise.
Pensa che i tempi siano maturi per una svolta sull’annosa questione del debito e che i governi siano finalmente pronti ad ascoltare?
La proposta ha basi solide perché piace in primis ai Paesi che ne sarebbero destinatari, ma anche a politici e funzionari italiani che si occupano da vicino del tema, come è emerso in modo chiaro nell’incontro “Conversione del debito per lo sviluppo sostenibile: Release G7”, che abbiamo organizzato a Roma il 15 maggio, nell’ambito di Codeway Expo 2024, la fiera italiana della cooperazione. Abbiamo riunito attorno a un tavolo rappresentanti di diversi ministeri e agenzie governative e gli Ambasciatori di cinque Paesi africani: Angola, Egitto, Kenya, Tanzania e Zambia. Il bilancio è positivo, perché tutti gli attori, ognuno dalla sua prospettiva, hanno fatto capire che la strada è percorribile, a patto di adattare lo strumento della conversione alle diverse peculiarità ed esigenze che contraddistinguono i singoli Paesi.
di: Gabriele Carchella
L’intervista è stata pubblicata su Lettera22 QUI
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