Release G7: Come trasformare il debito dei paesi poveri in strumento di sviluppo. La proposta di LINK 2007

12.07.2024

Una soluzione solida e percorribile per uscire dalla spirale dell’indebitamento crescente e costruire nuove opportunità di crescita sostenibile.

Secondo un noto adagio, follia è fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti. Il principio vale tanto più in periodi di crisi, che richiedono un genuino slancio di creatività e una certa dose di coraggio per esplorare sentieri poco battuti. Con questo spirito LINK 2007 ha deciso di promuovere una svolta nei consolidati meccanismi della finanza internazionale in occasione del G7 a presidenza italiana, riaccendendo i riflettori su una proposta: la conversione del debito dei Paesi più poveri. Un’idea già presentata al G20 a guida italiana del 2021 e oggi ancor più valida di fronte alle tante crisi – economica, politica, climatica -, che scuotono la vita di miliardi di persone in tutto il mondo. Abbiamo chiamato quest’iniziativa ‘Release G7, perché crediamo che proprio la presidenza italiana del vertice dei sette grandi possa offrire l’opportunità di renderla finalmente concreta e operativa. Il suo impatto sarebbe di indubbio valore economico e sociale: basti pensare che 64 Paesi del mondo, di cui 34 nell’Africa subsahariana, spendono più per il pagamento del debito pubblico che per la sanità.

Piano Mattei e cooperazione Internazionale: un passo avanti nel dialogo Italia-Africa

La proposta ha basi solide perché piace in primis ai Paesi che ne sarebbero destinatari, ma anche a politici e funzionari italiani che si occupano da vicino del tema, come è emerso in modo chiaro nell’incontro “Conversione del debito per lo sviluppo sostenibile: Release G7”, organizzato dalla nostra rete a Roma il 15 maggio. L’evento si è svolto sotto l’egida del Vice Ministro per gli Affari Esteri responsabile per la cooperazione allo sviluppo, On. Edmondo Cirielli, nell’ambito di Codeway Expo 2024, per approfondire la questione del debito in vista del G7 del 13-15 giugno in Puglia. Un appuntamento che ha riunito attorno a un tavolo rappresentanti istituzionali e gli Ambasciatori di cinque Paesi africani: Angola, Egitto, Kenya, Tanzania e Zambia.

Un’opportunità anche per l’Italia

Nel messaggio inviato per l’occasione, il Vice Ministro On. Cirielli ha ricordato che “il mancato sviluppo accresce l’insostenibilità del debito, che a sua volta inibisce nuovi investimenti, innescando un circolo vizioso a cui è difficile sottrarsi”. Per questo, lo strumento della conversione può “contribuire a rafforzare le nostre partnership con i Paesi africani e coadiuvare la più ampia strategia del Piano Mattei”. Lorenzo Ortona, membro dell’Ufficio del Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio, della Struttura di Missione del Piano Mattei, ha definito la proposta “interessante, molto ambiziosa e pratica come dovrebbe essere”, mentre Marco Ricceri, Segretario Generale Eurispes, ha sottolineato l’importanza di trovare un nuovo sistema di governance che ponga la “partnership pubblico-privato al primo livello del cambiamento”. Per Leone Gianturco, della Direzione Rapporti Finanziari Internazionali del MEF, il merito della proposta consiste nel legare la conversione del debito alla promozione dello sviluppo sostenibile in coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030. Infine, secondo Valerio Ranciaro, Chief Credit & Restructuring SACE, convertire parte del debito in obiettivi ambientali, sociali e di governance, come già avviene nell’approccio Debt-For-Environment-Swap adottato da SACE, può fare la differenza.

L’apertura dei Paesi africani

Altrettanto incoraggianti sono le aperture degli Ambasciatori dei Paesi africani. L’Ambasciatore dell’Egitto  Bassam Essam Rady A. Rady si è detto pronto a un coinvolgimento costruttivo, ricordando l’importanza di investire in infrastrutture per facilitare gli scambi tra le varie nazioni africane. Per lo Zambia, Ambasciatrice Patricia Chisanga Kondolo ha definito la riduzione del debito una priorità, mentre l’Ambasciatrice dell’Angola Maria de Fatima Jardim ha messo l’accento su fabbisogno energetico e crescita. L’Ambasciatore del Kenya Frederick Lusambili Matwan’ga ha spiegato come l’onere del debito non ostacoli soltanto lo sviluppo economico, ma impedisca anche di investire in aree chiave come infrastrutture, salute, istruzione e ambiente. Per questo motivo iniziative come ‘Release G7’ “offrono speranza”. Infine, l’Ambasciatore della Tanzania Mahmoud Thabit Kombo ha confermato la centralità degli investimenti infrastrutturali, dell’energia pulita e della tutela ambientale.

Come funziona la conversione del debito

Ma come funzionerebbe esattamente il meccanismo? Spiegato in modo sintetico, l’iniziativa prevede una conversione flessibile, totale o parziale, del debito dei Paesi africani a basso reddito e di quelli che, a causa della crisi economica e sociale, rischiano il default. Le istituzioni finanziarie, nazionali e internazionali, sono chiamate a non limitarsi alla mera sospensione del debito, ma a realizzare una sua conversione e una cancellazione parziale o totale, in cambio della creazione, da parte del Paese debitore, di un fondo di contropartita in valuta locale finalizzato allo sviluppo sostenibile: un vero e proprio Sdg Fund, creato cioè con l’obiettivo di raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile entro il 2030.

Questa è una proposta e deve essere adattata alle esigenze dei singoli paesi. In tal senso, LINK 2007 è disponibile ad offrire le sue analisi e la sua esperienza.

Non solo G7: dal G20 ai BRICS

Un’operazione di questa portata, naturalmente, non può limitarsi ai Paesi del G7, ma deve estendersi al G20, ai BRICS e ai Paesi del Golfo. Sarebbe inoltre pienamente coerente con le finalità del Piano Mattei, presentato dal Governo italiano ai leader africani a fine gennaio. La conversione del debito favorirebbe infatti gli investimenti, specialmente nei Paesi in via di sviluppo e con alto potenziale demografico, stimolando una sana crescita economica in grado di creare posti di lavoro dignitosi e sostenibili per i giovani. A meno di sette anni dal termine fissato per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, grazie a questo strumento i Paesi del G7 hanno l’opportunità di dare un impulso decisivo, credibile e concreto all’avanzamento dell’Agenda 2030, nel pieno rispetto degli Accordi di Parigi sul clima. Per coglierla è indispensabile lavorare sin da ora per trasformare la proposta “Release G7” in un progetto operativo, coinvolgendo i Paesi beneficiari e definendo insieme a loro priorità chiare e condivise.

(Roberto Ridolfi, Presidente LINK 2007)

L’articolo è stato pubblicato su Africa e Affari, Edizione Giugno/Luglio 2024