Piano Mattei: le sfide per un partenariato equo e sostenibile tra Italia e Africa

11.10.2024

Il Piano Mattei, ideato per ridefinire le relazioni tra l’Italia e i Paesi africani, si presenta come un’iniziativa ambiziosa volta a superare le logiche di sfruttamento e paternalismo che hanno caratterizzato il passato.

In questo quadro, per ridefinire le relazioni tra l’Italia e i Paesi africani, dovrebbe essere denominato “Piano Strategico Italia-Africa: Piano Mattei”. Il nome stesso del Piano andrebbe quindi rivisto; non è più corretto chiamarlo “Piano Mattei per l’Africa”, poiché questa denominazione contraddice uno dei pilastri del piano, quella di proporre un nuovo paradigma nelle relazioni con l’Africa. In quest’ottica, la scelta delle parole è fondamentale per delineare l’obiettivo di questo cambiamento: non si tratta di un aiuto “per” l’Africa, ma di un impegno “con” l’Africa. La dicitura che include sia Italia che Africa, quindi sottolinea la necessità di costruire un partenariato paritario tra i due continenti, riconoscendo l’importanza del contributo africano nello sviluppo di soluzioni congiunte.

Una delle prime critiche mosse al Piano riguarda l’assenza di una visione condivisa con i Paesi africani. Il DPCM, nella sua attuale formulazione, appare infatti troppo concentrata sulla prospettiva italiana e priva di una vera partecipazione degli interlocutori africani. LINK 2007, una rete di organizzazioni attive da oltre 40 anni nei Paesi africani, con una conoscenza profonda delle dinamiche locali e delle reali esigenze dei territori, ha più volte sottolineato come questa mancanza di concertazione con i Paesi partner africani rischi di indebolire l’efficacia del Piano.

L’assenza di criteri specifici per la selezione dei progetti rappresenta un’altra lacuna importante del Piano. Nelle 99 pagine del documento, infatti, non si fa riferimento a indicatori misurabili, come quelli definiti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile o dalle linee guida in materia di diritti umani e parità di genere. È essenziale che i progetti previsti dal Piano Mattei siano valutati non solo in termini economici, ma anche rispetto al loro impatto sociale e ambientale. Solo in questo modo si potrà garantire che tali iniziative contribuiscano effettivamente alla riduzione delle disuguaglianze e al miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi africani.

Uno dei temi centrali del Piano Mattei è quello della migrazione. Tuttavia, è necessario evitare che il Piano venga ridotto esclusivamente a uno strumento per il contenimento dei flussi migratori verso l’Europa. È fondamentale riconoscere il diritto a non dover emigrare, ma al contempo affermare il diritto umano alla mobilità, un principio che ha accompagnato l’umanità sin dagli albori della storia.

Il Piano prevede l’implementazione di progetti pilota in nove Paesi africani, ma risulta poco chiaro come verranno selezionati gli altri Paesi che potranno beneficiare delle iniziative future. È necessario che vengano stabiliti criteri di selezione trasparenti e inclusivi, che tengano conto delle priorità dei Paesi africani, in linea con la programmazione italiana e internazionale. La rapidità con cui verranno estesi i progetti ad altri Paesi sarà cruciale per evitare esclusioni e critiche da parte di nazioni africane non menzionate nel DPCM.

Uno degli aspetti più importanti del Piano Mattei, che emerge dal documento, è il concetto di partenariato paritario. Tuttavia, non è chiaro come questo principio verrà effettivamente tradotto nella pratica. Essenziale è evidenziare la necessità di garantire un reale protagonismo degli attori locali, coinvolgendoli attivamente nella progettazione e attuazione dei progetti, nonché nella definizione degli indicatori per la valutazione dei risultati. In diversi Paesi africani, il Piano Mattei dovrebbe adottare il triplice nesso tra aiuto umanitario, sviluppo e pace, come indicato dalle linee guida dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Questo approccio mira a rafforzare la resilienza delle comunità vulnerabili, integrando interventi umanitari con iniziative di sviluppo a lungo termine in contesti di stabilità e pace.

I partenariati, ufficializzati da accordi governativi dovranno riuscire a tradursi, nella realizzazione delle attività, in programmi diffusi e concreti, vissuti con pari dignità, mutuo impegno e condiviso beneficio, nell’assunzione di responsabilità (ownership) delle realtà locali siano esse del settore privato o della società civile.

A seconda dei casi potrà trattarsi di partenariati tra dipartimenti dello stato ma anche da amministrazioni territoriali, regioni città, università imprese enti della società civile nelle più varie combinazioni di cooperazione e collaborazione tra loro non solo in modo bidirezionale ma pluridirezionale accentuando le sinergie. Il coinvolgimento delle organizzazioni delle diaspore radicate in Italia possono rappresentare ponti di comprensione e di iniziativa.

Una delle critiche più significative mosse al Piano riguarda la gestione dei fondi e la mancanza di chiarezza sui criteri di selezione dei progetti. A riguardo, dovrebbe essere adottata una due diligence aziendale relativa ai diritti umani e ambientali, in linea con i principi guida delle Nazioni Unite e con la nuova direttiva europea sulla sostenibilità aziendale. Questo approccio garantirebbe maggiore trasparenza nell’utilizzo dei fondi pubblici e assicurerebbe che le imprese partecipanti rispettino standard etici elevati.

Inoltre, il documento non specifica come verranno semplificate le procedure burocratiche per facilitare la partecipazione di soggetti pubblici e privati italiani e africani. La cooperazione allo sviluppo soffre di lentezze procedurali che rischiano di compromettere l’efficacia delle iniziative.

Per rendere il Piano Mattei realmente operativo, è necessario fornire indicazioni più precise sui criteri di selezione dei progetti, sulle modalità di gestione dei fondi e sull’integrazione tra i vari soggetti coinvolti. La trasparenza dei processi e la certezza delle fonti di finanziamento sono elementi fondamentali.

Uno degli ostacoli più grandi al successo del Piano Mattei è rappresentato dal debito pubblico che grava su molti Paesi africani. LINK 2007 ha proposto l’iniziativa RELEASE, in occasione del Giubileo 2025, per un meccanismo moderno di conversione del debito pubblico dei paesi africani.

L’iniziativa prevede che i Paesi debitori possano creare un fondo in valuta locale equivalente alla riduzione del debito, da utilizzare per finanziare progetti di crescita economica e infrastrutturale. Promuovendo uno sviluppo sostenibile e inclusivo, favorendo la creazione di posti di lavoro e migliorando i servizi essenziali nei Paesi africani.

È a tutti noto il ruolo storico dell’Italia in Africa, basato su legami economici, sociali e culturali che affondano le radici nel passato; la cooperazione italiana è generalmente ben vista nei Paesi africani, grazie alle buone relazioni diplomatiche, alla qualità del Made in Italy e alla presenza di numerosi studenti africani che si sono formati nelle università italiane e che oggi ricoprono ruoli di rilievo nei propri Paesi.

Le ONG italiane, che operano da decenni in Africa, sono un elemento di forza della cooperazione italiana. Queste realtà devono essere valorizzate maggiormente all’interno del Piano Mattei, riconoscendo il loro contributo fondamentale nella costruzione di relazioni solide e durature con le comunità locali.

Se il Piano Mattei intende davvero avviare una nuova fase di relazioni con l’Africa, basata su mutuo beneficio e sviluppo sostenibile, sarà fondamentale affrontare e risolvere queste lacune, rendendolo più inclusivo, trasparente ed efficiente. Solo così potrà realizzare le sue promesse e diventare un modello di cooperazione internazionale innovativa e replicabile.

Di Roberto Ridolfi, Presidente di LINK 2007

L’articolo è stato pubblicato sul CeSPI QUI