Piano Mattei, l’appello degli imprenditori italo-africani: Meloni ascolti le diaspore dell’Africa

31.10.2023

Le diaspore e le nuove generazioni sono i migliori ambasciatori del made in Italy nel mondo. Perché non coinvolgerle nella «collaborazione virtuosa» con l’Africa?

di Cleophas Adrien Dioma

Fin dal suo discorso d’insediamento, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha fatto riferimento a un Piano Mattei per l’Africa e il Mediterraneo definendolo «un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane». È auspicabile prevedere, sin d’ora, il coinvolgere delle diaspore e nuove generazioni nella pianificazione di quel piano.

L’Italia da oltre quarant’anni è interessata da una crescente presenza di persone provenienti dai cosiddetti Paesi in Via di Sviluppo (PVS), molti dei quali sono africani. Questa componente della popolazione si è oramai consolidata e ramificata nel Paese. Senza dubbio la forte concentrazione di persone con background migratorio in determinate aree del paese nel corso degli anni ha favorito la nascita e lo sviluppo di un eterogeneo mondo di organizzazioni e associazioni di migranti e nuove generazioni. Queste associazioni svolgono da sempre un ruolo fondamentale non solo nel favorire i percorsi di inserimento nella società ospitante ma anche creando spazi in cui poter reperire informazioni e intessere relazioni.

Le diaspore, il primo attore della solidarietà internazionale

Secondo recenti dati economici, le diaspore sono il principale attore della solidarietà internazionale, prima delle agenzie di sviluppo e degli altri organismi riconosciuti nel sistema dell’assistenza allo sviluppo. La mobilitazione delle rimesse della è funzionale al raggiungimento dell’obiettivo 10 dell’agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ma al di là delle rimesse di natura economica e monetaria, sarebbe un errore ignorare le cosiddette rimesse sociali che comprendono le competenze culturali, la formazione, le idee e le esperienze/competenze professionali acquisite nel paese di origine e rafforzate in quello di destinazione che possono essere reinvestite per lo sviluppo del paese di provenienza.

Un importante ruolo è rivestito dagli imprenditori della diaspora, in quanto potenziali soggetti di sviluppo transnazionale, in grado di muovere risorse, accedere a nuove informazioni, cogliere opportunità e intercettare i bisogni, costruire partenariati e portare innovazione. Molti di questi imprenditori stabiliscono legami imprenditoriali con i paesi d’origine, aprono nuove prospettive e opportunità di collaborazioni transnazionali e sono, di fatto, ambasciatori del Made in Italy.

Un altro aspetto da tenere in considerazione è la realtà dei figli di migranti. Le nuove generazioni hanno competenze linguistiche, culturali e professionalità che vanno dalla formazione specifica in economia, cooperazione, progettazione, comunicazione e marketing o altri profili fortemente richiesti nell’ambito della cooperazione e dei partenariati internazionali; specie ora, di fronte alle nuove relazioni e interazioni del Governo italiano con il resto del mondo. Non va dimenticato il contributo fiscale dei cittadini con background migratorio che, insieme a quello degli altri cittadini italiani, costituisce il volume delle entrate fiscali, parte delle quali sono destinate ai programmi per gli aiuti internazionali, compreso il Piano Mattei.

Questo ricco e importante patrimonio umano, sociale, politico ed economico che viene dal mondo delle “migrazioni”, costituisce senza dubbio una indispensabile risorsa propulsiva e funzionale al Piano Mattei promosso dal Governo italiano. La presenza e il ruolo delle diaspore africane in Italia non può essere ignorata nel processo della sua implementazione. Farlo sarebbe un gravissimo errore e potrebbe compromettere il successo del piano stesso perché mina la credibilità dell’approccio del nuovo Governo verso i “migranti” in generale ma verso l’Africa e gli africani in particolare.

Coinvolgere le diaspore nell’implementazione del Piano Mattei permetterebbe l’avvio di processi che portino alla creazione di una cultura dello sviluppo basata non solo sulla costruzione di strumenti di co-progettazione e co-investimento per aumentare l’efficacia degli interventi ma anche azioni concrete e mirate di contrasto all’immigrazione irregolare. In definitiva, il Piano Mattei potrebbe mettere a sistema e rafforzare quello che le diaspore già fanno, in modo più o meno strutturato in Italia e nei paesi di provenienza, valorizzandone l’azione, ottimizzando le risorse, certificandone l’impatto anche in ottica migliorativa.

Perché coinvolgere le diaspore nel Piano Mattei

Le diaspore potrebbero essere coinvolte nell’implementazione del Piano attraverso la valorizzazione dell’impegno delle associazioni diasporiche per lo sviluppo dei paesi di origine con il rafforzamento delle loro capacità per permettere di realizzare le loro idee e i loro progetti in Italia e nei paesi di provenienza, la creazione di strumenti finanziari regolamentati e garantiti a supporto dei risparmi e degli investimenti famigliari con possibile utilizzo binazionale (pensioni, scolarità, libretti di risparmio, assicurazioni,..), la promozione di bandi per il cofinanziamento di iniziative imprenditoriali promosse dalla diaspora e dalle nuove generazioni o iniziative sociali locali di pubblico interesse (scuole, servizi collettivi, luoghi di culto, mercati,…), il loro coinvolgimento nel finanziamento del bilancio del proprio paese (es. Diaspora bonds).

Le diaspore sono i migliori ambasciatori del Made in Italy nel mondo. Con la loro doppia cultura, la doppia appartenenza, la conoscenza della cultura industriale italiana e dei bisogni del paese di origine possono essere i migliori comunicatori del Made in Italy in tutti gli ambiti (industria, moda, turismo, formazione universitaria, ecc…), le competenze acquisite in Italia possono far crescere l’interesse dell’Italia verso quello che si produce in Africa favorendo collaborazioni win win tra imprese italiane ed africane, trasferimenti di Know-how e partenariati tra istituti professionali e università.

Possono intervenire nella promozione di progetti e programmi per la lotta all’immigrazione irregolare attraverso il loro coinvolgimento nell’elaborazione di diffusi piani di comunicazione per favorire una migrazione legale e consapevole o come ponte tra Italia e Paesi di origine facilitando i rapporti tra il Governo italiano e i paesi di origine in modo da costruire politiche e interventi che tengano conto della realtà migratoria, dei bisogni e opportunità di sviluppo e delle aspirazioni delle persone a livello transnazionale, evitando un approccio solamente top-down.