Immigrazione, cooperazione allo sviluppo: uno strumento per dare risposte concrete

22/11/2023

Esplorare le sfide e le opportunità in una prospettiva globale, riflettendo su lezioni apprese e abbracciando la complessità della relazione tra migrazione e sviluppo. Sono alcuni dei principali temi che verranno approfonditi il prossimo 30 novembre alla Farnesina, in occasione della cerimonia di consegna del Premio Paolo Dieci 2023

di SANDRO DE LUCA*

Quando si parla della relazione tra migrazione e sviluppo si rimanda spesso al ruolo che l’aiuto e la cooperazione allo sviluppo possono giocare nel determinare le modalità e gli esiti dei processi migratori. Negli ultimi decenni si è sviluppata una grande quantità di studi e di esperienze su questo tema sullo sfondo di un dibattito straordinariamente acceso che, nelle nostre società, ha condizionato le politiche di intervento e il modo di attuarle. La formula “aiutiamoli a casa loro” è utilizzata costantemente e in modo manipolatorio nello scontro politico. Per questo è particolarmente importante partire da lezioni apprese ed esperienze per proporre un approccio più realistico alla questione.

Esplorare le sfide e le opportunità in una prospettiva globale, riflettendo su lezioni apprese e abbracciando la complessità della relazione tra migrazione e sviluppo. Sono alcuni dei principali temi che verranno approfonditi il prossimo 30 novembre alla Farnesina, in occasione della cerimonia di consegna del Premio Paolo Dieci 2023.

Ampliare la prospettiva per essere efficaci

È necessario partire dalla consapevolezza dei mezzi limitati della cooperazione internazionale nell’affrontare fenomeni macroscopici come i flussi migratori. Da qualche decennio la stessa cooperazione allo sviluppo si è sottoposta a un bagno di realismo: sappiamo che l’aiuto e la cooperazione allo sviluppo possono concretamente sostenere processi di sviluppo locale, non crearli da zero. Tutto l’esercizio dell’Agenda 2030 si colloca all’interno di questa logica.  Rispetto alla relazione tra migrazione e sviluppo gli studi hanno generalmente dimostrato che l’aumento del benessere in una prima fase facilita la migrazione invece di ridurla. Lo sviluppo locale può favorire la disponibilità di risorse e capacità necessarie a famiglie e comunità povere per investire nella migrazione dei propri membri. Nonostante questa consapevolezza il sistema politico spinge verso risultati a breve termine in termini di riduzione dei flussi.  Questo non significa che la cooperazione allo sviluppo sia irrilevante o debba disinteressarsi dei processi migratori. Al contrario, a certe condizioni, può intervenire in modo positivo nella prospettiva dello sviluppo e della prosperità di tutte le società che vengono coinvolte come luoghi di origine, di transito e di destinazione. Si tratta però di superare la tendenza a guardare i fenomeni migratori solo dalla prospettiva dei paesi di destinazione (nel nostro caso leggere i fenomeni migratori dalla prospettiva delle coste italiane) e di guardare i processi di sviluppo e i processi migratori come interconnessi. Questo deve avere conseguenze molto concrete sul nostro modo di intervenire.

Gestione realistica dei flussi migratori: una necessità urgente 

Le analisi e gli studi hanno evidenziato che una gestione realistica ed efficace dei flussi migratori è legata alla capacità delle istituzioni di promuovere politiche di lungo periodo ed interventi che non siano concentrati esclusivamente sull’emergenza e su risultati a breve termine. Finora certamente non è bastato concentrarsi sulla definizione di accordi fra Stati. Questi devono, fra l’altro, fare i conti con limiti strutturali e fragilità, con i loro interessi e con le loro opinioni pubbliche. L’attivo coinvolgimento degli attori economici e sociali dei paesi di origine, di transito e di destinazione e delle diaspore è invece cruciale per la promozione di opportunità alternative nei paesi di origine o nei contesti regionali. Non dobbiamo aspettarci che queste si traducano necessariamente in una riduzione della pressione migratoria a breve termine, ma possono avere un impatto importante nel diminuire la propensione a scelte disperate per semplice mancanza di opzioni da considerare quando si valutano le condizioni e i rischi.

Creare sistemi di opportunità

I programmi che promuovono opportunità formative o di generazione di reddito nei paesi di origine devono dare attenzione a come queste siano percepite dai giovani a cui si rivolgono. Non si tratta solo di investire maggiormente in visibilità, ma di superare alcuni dei limiti del sistema degli attori della cooperazione allo sviluppo. Si tratta di investire sulla collaborazione e le sinergie fra gli attori e sulla creazione di una rete di iniziative. I giovani dovrebbero poter percepire un sistema complessivo di opportunità. Questo non può essere garantito dalla singola iniziativa per quanto ambiziosa, ma da un insieme di attori e azioni diverse. La migrazione ha evidentemente un grande impatto sul mercato del lavoro dei paesi di destinazione, ma spesso mancano strumenti che rafforzino la corrispondenza con i bisogni delle società dei paesi di destinazione. Gli enormi limiti dei meccanismi disponibili per una migrazione regolare devono essere superati con un vero sforzo di innovazione anche negli strumenti normativi e rafforzando la rilevanza delle competenze acquisite dai giovani dei paesi di origine per il mercato del lavoro dei paesi di destinazione.

Cooperazione allo sviluppo: uno strumento per dare risposte concrete

Se prendiamo sul serio l’idea dello sviluppo come rafforzamento della capacità delle persone di controllare le loro vite e promuovere le loro aspirazioni possiamo guardare alla cooperazione come uno strumento per dare risposte al desiderio di migliorare condizioni di vita e status economico e sociale. La migrazione fa parte di questo processo in particolare quando non è una scelta disperata legata all’idea dell’“ora o mai più” che tende a trasformarsi in un dramma umanitario lungo la rotta. Dobbiamo rinunciare all’idea di gestire la migrazione, se questo significa pretendere di bloccarla e puntare invece sulla sua “normalizzazione”, attraverso processi di sviluppo nei quali la migrazione è, per i giovani, un’opportunità fra le altre. È proprio smettendo di cercare soluzioni al “problema migratorio” che le azioni della cooperazione possono diventare più efficaci perché più in grado di entrare in sintonia con le aspirazioni delle società che inviano migranti e di quelle che li ricevono.

*Sandro De Luca, Direttore Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli (CISP) membro di LINK 2007

L’articolo è stato pubblicato su VITA NON PROFIT QUI