Il G7 della società civile: proposte e idee per uscire dalle crisi permanenti

29.01.2024

Bisogna rimettere al centro il dialogo e il multilateralismo, combattere le disuguaglianze per porre fine alla spirale fatta di crisi economiche, sanitarie e conflitti armati

di ROBERTO RIDOLFI

Una prolungata attività sismica sembra aver investito gli equilibri politici del mondo, con scosse di assestamento che si susseguono a un ritmo che sconcerta. Mentre il fuoco delle armi soffoca giorno dopo giorno la diplomazia, il tentativo di dare una risposta ai conflitti e alle emergenze attraverso la pazienza del negoziato e dell’ascolto può apparire un’impresa ambiziosa. Rimettere al centro il dialogo e rilanciare il multilateralismo per ridurre concretamente le diseguaglianze resta però l’unica strada percorribile per uscire dalla spirale fatta di crisi economiche, sanitarie e conflitti armati che ha avvolto il pianeta. Un’occasione per farlo si presenta quest’anno e si presenta a noi italiani con la presidenza del G7.

Multilateralismo: ridare voce alle Nazioni Unite

Il meccanismo che riunisce ogni anno sette tra i Paesi più industrializzati del mondo può apparire sotto molti aspetti obsoleto, ma di certo non sono superati i problemi che si propone di affrontare. Lo ha ben spiegato Valeria Emmi di fondazione Cesvi – organizzazione appartenente a Link 2007 – che ora agisce come sherpa del Civil7 2024, nell’incontro che ha dato il via al confronto tra società civile e Governo lo scorso 18 gennaio a Roma: «Il nostro intendimento è creare un dialogo con le istituzioni affinché G7 e G20 possano fornire impulso al sistema multilaterale, perché è indubbio che questi due forum abbiano una rilevanza sullo scenario globale e sui suoi equilibri. Occorre però invertire il modello di sviluppo, che ha portato soltanto a disuguaglianze, e stimolare un processo decisionale in seno al sistema multilaterale delle Nazioni Unite dove tutti gli Stati sono rappresentati».

La società civile, in tutte le sue espressioni, è chiamata a farsi carico di questo faticoso e paziente lavoro, che con il G7 in Italia assume una rilevanza ancora maggiore. Il Civil7 per la presidenza italiana 2024, che ha mosso i primi passi in questi giorni, è l’organismo in cui si elaborano le proposte e, al tempo stesso, si avvia il dialogo con il Governo in vista del vertice in programma dal 13 al 15 giugno 2024 in Puglia. Ne fanno parte oltre 700 organizzazioni della società civile provenienti da circa 70 Paesi. Una rappresentanza significativa, che amplia orizzonti e prospettive andando ben oltre i confini dei Paesi più sviluppati.

I temi sul tavolo e le possibili soluzioni

Giustizia economica, clima, sicurezza alimentare, salute globale, migrazioni, crisi umanitarie, pace e disarmo sono i principali temi all’esame del cosiddetto vertice dei sette grandi. E saranno probabilmente conditi con discussioni su ruolo, limiti e sfide dell’intelligenza artificiale. Nonostante i progressi in alcuni specifici settori, è ormai opinione diffusa che la maggior parte degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile non sarà raggiunta entro il 2030 come previsto dalle Nazioni Unite. Nel frattempo, è nato il concetto di policrisi per definire le molteplici emergenze in corso e indagare le cause alla loro radice. Non si può che prendere atto del momento delicato che stiamo vivendo, ma è al tempo stesso nostro compito concentrarci sulle possibili soluzioni. Per dare concretezza ai diritti umani e voce a quanti vivono in prima persona gli effetti di guerre e disuguaglianze, ma sono esclusi ed emarginati.

Povertà e fame: un problema anche europeo

Povertà e fame affliggono in modo drammatico i Paesi in via di sviluppo, ma non solo. In Europa circa il 10% della popolazione non ha accesso a una dieta adeguata, cifra che in Italia cresce al 15%: è la cosiddetta povertà alimentare, non legata alla disponibilità globale ma all’accesso al cibo. Per questo, insieme ad altre organizzazioni, Link 2007 ha costituito nel 2022 un gruppo di lavoro sui sistemi alimentari e curato un rapporto sulle politiche locali del cibo. Queste ultime devono fondarsi sui diritti, facendo leva su conoscenze e tecnologie che non marginalizzano e non trattano il cibo solo come merce riconoscendone il profondo significato culturale, così come il potenziale di mobilitazione sociale per il cambiamento. L’Italia, in particolare, ha in questo campo una grande conoscenza e vanta esperienze sostenibili che è necessario valorizzare.

Migrazioni: uscire dalla logica emergenziale

Anche in tema di migrazioni la nostra rete ha messo sul tavolo diverse proposte per uscire dalla logica emergenziale e dalle contrapposizioni ideologiche. Nel documento di Link 2007 “Governo dell’immigrazione e cooperazione con i Paesi di origine”, presentato l’anno scorso, promuoviamo un nuovo approccio integrato, “win-win”, alle politiche migratorie. Non considerare le migrazioni un fenomeno strutturale significherebbe infatti perpetuare un grave errore. Anche in questo caso è indispensabile far leva sulla multilateralità: le istituzioni sovranazionali, in modo particolare Onu e Unione Europea, potrebbero favorire una governance globale delle migrazioni a patto di ricevere la fiducia istituzionale dovuta da parte degli Stati nazionali. Sono molteplici le azioni che possono contribuire a cambiare il quadro: dall’assicurare ai Paesi più poveri lo 0,7% del Reddito nazionale lordo promesso dai Paesi Ocse, ad accordi di riammissione e rimpatrio siglati in una prospettiva di vera cooperazione; dalla concessione della cittadinanza alle nuove generazioni di immigrati, alla lotta contro i trafficanti in Libia, per arrivare alla declinazione del Piano Mattei in investimenti per lo sviluppo sostenibile e la creazione di posti di lavoro duraturi e dignitosi.

Dal 2018, Link 2007 si impegna concretamente nello sviluppo di progetti focalizzati sul nesso migrazione e sviluppo. Si annoverano il progetto “Redemption Song” (2018-2019), il progetto “Personal Fulfillment as an Alternative to Migration” (2022-2024), attualmente in corso, e il terzo, denominato “Brighter Future: Knowledge, Empowerment, and Alternatives to Promote Local Development and Effective Migration,” in fase di progettazione. Quest’ultimo rappresenta un intervento ambizioso che si pone l’obiettivo di sviluppare un approccio multistakeholder, coinvolgendo organizzazioni della società civile internazionali e locali, organizzazioni della diaspora, organizzazioni internazionali, istituzioni della microfinanza ed il settore privato. Questi progetti, implementati nei paesi dell’Africa Occidentale, come Senegal, Mali, Niger, Burkina Faso, mirano a favorire la creazione di posti di lavoro sostenibili, attraverso attività di formazione e informazione, al fine di trasformare la migrazione economica in una scelta libera e non obbligata.

La conversione del debito sovrano

Resta inoltre sempre attuale l’iniziativa ‘Release G20’, la proposta avanzata da Link 2007 in occasione del G20 a presidenza italiana del 2020 per una conversione del debito sovrano dei Paesi più fragili. Ciò potrebbe avvenire tramite la creazione, da parte del paese debitore, di un fondo di contropartita in valuta locale finalizzato allo sviluppo sostenibile, con dotazioni nominalmente equivalenti ai valori dei debiti esistenti. Ancor meglio, questo fondo di contropartita potrebbe essere utilizzato in parallelo agli investimenti del Piano Mattei aumentando la dotazione di investimenti e la loro appropriazione da parte degli Stati e delle popolazioni cui è demandata, in ultima analisi, la decisione sul loro percorso di sviluppo sostenibile. Sono insomma numerose le iniziative che Link 2007 e le altre organizzazioni riunite nel Civil7 hanno promosso in questi anni e desiderano sottoporre all’attenzione dell’esecutivo. Su questi temi la società civile custodisce un prezioso patrimonio di esperienze e competenze. In vista del prossimo G7 i governi, a partire da quello italiano, sono chiamati a prenderle in considerazione per fare scelte lungimiranti. Le premesse per un dialogo costruttivo ci sono. L’augurio è che produca risultati tangibili.

Roberto Ridolfi, Presidente Link 2007

L’articolo è stato pubblicato su VITA NON PROFIT QUI